Il 27 agosto 2021, Ricardo Franco Levi, presidente dell’Associazione editori all’epoca, ha ricevuto una proposta interessante da parte del Piccolo fratello. Quest’ultimo suggeriva di creare un Museo del Libro che raccontasse la storia culturale italiana tramite gli editori. Levi si impegnò a dare spazio a questo progetto nel suggestivo Palazzo Sormani di Milano, ora sede della biblioteca civica destinata a trasferirsi nella futura Biblioteca europea.
Il Piccolo fratello vorrebbe ora avanzare un modesto suggerimento al ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, che è preoccupato per l’egemonia culturale. Promuovere attivamente il Museo del Libro sarebbe un’opportunità irripetibile per accaparrarsi una buona porzione di egemonia storico-culturale, in particolare quelle più prestigiose. Secondo un diffuso luogo comune, l’editoria di sinistra avrebbe tenuto in pugno per decenni il dominio della cultura italiana, ma si ignora che questi editori hanno diffuso anche autori non propriamente comunisti.
Ad esempio, Feltrinelli ha pubblicato Pasternak e Tomasi di Lampedusa, mentre Einaudi ha proposto Céline, Gadda e Montale. La grande letteratura sfugge alle etichette politiche. Il momento attuale è ottimo per prendere in mano il progetto del Museo del Libro, soprattutto perché gli studi e i racconti su protagonisti dell’editoria italiana si stanno moltiplicando.
Questo dimostra l’interesse verso l’impresa dei libri, che in Italia è stata tra le più lungimiranti. Un saggio recente di Tomaso Munari, intitolato L’Italia dei libri e pubblicato da Einaudi, racconta dieci affascinanti storie di editori, rivelando la ricchezza del mondo editoriale. Un secondo suggerimento è di coinvolgere l’esperto Munari per ricevere un parere prezioso su questo progetto.