Vendetta è qualcosa che produce piacere e soddisfazione. Nel corso dei millenni, le religioni hanno imposto regole basate sulla vendetta di divinità rabbiose e intolleranti.
Tuttavia, nel tempo e con l’affinamento delle abitudini umane, si è iniziato a pensare che la vendetta è ingiusta perché troppo personale e arbitraria. Si è compreso che per convivere pacificamente è necessario creare delle regole e affidarsi a qualcuno che le applichi, dando così origine ai tribunali, ai giudici e agli avvocati.
Quando la giustizia diventa percepita come ingiusta perché troppo lenta o troppo influenzata dal potere, gli esseri umani si sentono giustificati a praticare la vendetta, che è percepite come più rapida e soddisfacente. Tuttavia, la vendetta degli Stati facilmente si trasforma in guerra.
Come possiamo tornare alla giustizia, al giudizio, alla responsabilità e alla pace? È sufficiente urlare contro le armi e l’odio?
Questo è il grande interrogativo che ci tormenta in un periodo di aggressività e volontà di autodistruzione. Negando il diritto di difesa si possono ottenere accordi?
Cosa succede se in nome della pace un popolo rinuncia a difendersi e si arrende al più forte? Esistono fabbricanti di armi che decidono le guerre.
Tuttavia, se un Paese privo di armamenti smettesse di armarsi, sarebbe destinato alla pace o verrebbe sopraffatto da chi ha più armi e desidera conquistare tutto? Come possiamo fermare gli uomini assetati di potere che vogliono approfittare dei deboli e imporre il proprio dominio?
Sono domande semplici ma essenziali che vengono spesso poste dai ragazzi nelle scuole. La risposta?
Non la conosco. Se qualcuno la conosce, per favore risponda: c’è chi aspetta con cuore aperto una risposta chiara e illuminante.