In Puglia ci sono 10 centri specializzati. Il trasferimento con un volo speciale da Galatina a Bologna di un paziente salentino con lesione all’aorta, trattabile, però, in almeno una decina di centri disseminati in tutta la regione, fa insorgere i chirurghi vascolari pugliesi. Agli specialisti pugliesi è sembrato un caso forzato di mobilità passiva, quel meccanismo che esprime l’indice di fuga dei cittadini verso altre regioni per ricevere le cure mediche, ma che incide in modo pesante sulle casse del servizio sanitario pugliese.
Nei giorni scorsi, il paziente, ricoverato dapprima nel reparto infettivi dell’ospedale di Galatina per un ascesso, che dalla colonna vertebrale aveva raggiunto l’aorta erodendone una parte, è stato affidato ai chirurghi vascolari dell’ospedale di Tricase. Si tratterebbe del primo step in attesa di un secondo, eventuale intervento per l’impianto di una protesi biologica. Il paziente attende l’esito delle cure antibiotiche.
Sono stati mobilitati uomini e mezzi dell’Aeronautica militare per il trasferimento. Altri centri pugliesi potevano gestire il paziente, evitando non solo i rischi, ma anche i costi della mobilità passiva. L’ospedale Dea – Fazzi di Lecce, pur definito a suo tempo dal governatore Emiliano «il più moderno della regione», è ancora privo della chirurgia vascolare prevista da almeno un decennio.
Mentre nella regione ci sono 196 posti letto tra vari centri specializzati. Restano oscuri i motivi per i quali l’ospedale Dea – Fazzi di Lecce sia ancora privo della chirurgia vascolare prevista da almeno un decennio. Mentre sono 14 quelli presenti al Panìco di Tricase e 22 alla Clinica Petrucciani.