Demolita dallo Stato Islamico nel 2015, l’opera d’arte assira è tornata in Iraq come copia contemporanea. Il Toro di Nimrud, gioiello dell’arte assira, fu distrutto dall’Isis nel marzo 2015.
I jihadisti lo danneggiarono con picconi, bulldozer e infine esplosivi in tutta l’area archeologica. Tuttavia, è tornato in Iraq come copia contemporanea realizzata su un modello computerizzato tridimensionale ricavato da foto e disegni.
L’opera apparteneva alla capitale assira Nimrud e decorava la facciata della grande sala del trono del palazzo reale del re Assurnasirpal II dell’860 a.C. Dopo due anni di blocco burocratico alla dogana irachena, la copia è stata sistemata all’ingresso del museo di Bassora. Il Toro alato è androcefalo, con una testa umana, ed è stato riprodotto in grandezza naturale con l’ausilio di un robot a cinque assi, laser scanner 3D a prototipazione rapida e macchine del polistirolo.
L’inaugurazione della targa a Bassora è avvenuta due giorni fa, e ha visto la presenza di numerose autorità irachene, tra cui il ministro della Cultura, Ahmed Fakak al Badrani, il direttore dell’Iraqi State Board of Antiquities and Heritage, Ali Shalgham, e il direttore del Museo di Bassora, Mustafa Jasim Al-Husseini. Inoltre, è stato presente l’ambasciatore italiano in Iraq, Maurizio Greganti.
La realizzazione della copia è stata possibile grazie all’impegno dell’associazione Incontro di Civiltà, presieduta da Francesco Rutelli, e col sostegno finanziario della Fondazione Terzo Pilastro-Italia e Mediterraneo presieduta da Emmanuele Emanuele. L’opera è stata realizzata da una squadra di restauratori italiani sotto la guida di Nicola Salvioli dell’Opificio delle Pietre Dure di Firenze, con la supervisione scientifica del professor Davide Nadali dell’università La Sapienza di Roma, e della scuola archeologica di Paolo Matthiae.
Francesco Rutelli ha commentato: «Ecco una luce, una preziosa luce italiana. Anziché al trafugamento che ha dominato per secoli, eccoci di fronte a un “ritorno in patria”.
L’Italia si batte per tutelare il patrimonio culturale e contro ogni sua distruzione per ritrovare valore e rispetto della storia e per il pluralismo delle idee. Questa simbolica realizzazione, compiuta con sole risorse private e una costante azione di volontariato, dimostra la forza del pensiero e delle capacità italiane.
Spero che questa piccola luce serva a dare una speranza in questo tempi difficili».