La Serie A resta a venti squadre e mantiene il diritto di intesa, vale a dire la possibilità di decidere in autonomia sui temi che le competono. Nell’assemblea si è verificata la spaccatura fra le quattro grandi che a Gabriele Gravina hanno manifestato il desiderio di ridurre la A a 18 squadre e le medio-piccole: con una votazione terminata 16 a 4 (Juventus, Milan, Inter e Roma) i club hanno confermato la volontà di mantenere l’attuale format a venti. Non solo: con gli stessi voti è stata ribadita l’assoluta necessità di mantenere nello statuto federale il diritto di intesa, come peraltro già avviene nei maggiori campionati del continente. E sempre con gli stessi numeri è stato licenziato il documento di indirizzo contenente le proposte di riforma del calcio italiano che martedì Lorenzo Casini porterà a Roma in federazione nell’incontro con le componenti.
Se guardiamo ai campionati più importanti d’Europa, quello inglese e quello spagnolo, sono venti le squadre. È un format che funziona», è il pensiero del presidente del Torino. Certo, i presidenti erano arrivati in via Rosellini con pensieri e obiettivi opposti. «Quell’incontro in Figc delle tre squadre non è stato tanto ben visto: è giusto che la Lega abbia al suo interno una compattezza.
Ci sono diritti che la Lega A ha e che deve avere legati al fatto che mantiene il calcio italiano. È corretto che abbia autonomia e che mantenga il diritto di intesa. I manager delle big che hanno incontrato Gravina spiegano di averlo fatto perché è il vice-presidente della Uefa, ma è il timing ad essere sbagliato». Poi ancora: «Non è una spaccatura, loro hanno avuto un atteggiamento sbagliato.
Non solo per me ma anche per il resto dell’assemblea. Essendo la Lega un’associazione di 20 squadre è giusto che ci sia al nostro interno rispetto reciproco. Mi spiace dirlo perché personalmente ho rapporti buoni con Marotta, Scaroni e tutti loro.»
La figura che maggiormente ha scatenato le critiche dei colleghi è rappresentata da Beppe Marotta che in consiglio federale siede per conto della A. «Chi rappresenta la A nel consiglio della Figc deve portare le idee di tutti.
Non è lì a titolo personale, ma corale. Detto questo, Il clima era cordiale, civile, senza toni alti». Martedì Lorenzo Casini porterà a Roma il documento di 26 pagine con le idee della Lega per riformare il calcio. «È un dossier articolato e ricco a cui tutti hanno contribuito, anche chi è andato da Gravina settimana scorsa».
Quindi l’amara conclusione: «È sembrato che volessero fare una superleghina. La prima era una Superlega, questa è la Superleghina».