Il governo Meloni ha avuto difficoltà nel reperimento delle risorse economiche necessarie per avviare la riforma fiscale promessa in campagna elettorale. Pertanto, è stata introdotta la riforma che prevede l’accorpamento della prima e della seconda aliquota, portate entrambe al 23% per i redditi fino a 28 mila euro. Per coloro che dichiarano un reddito compreso tra i 15 mila euro e i 50 mila euro, il vantaggio di 260 euro deriva dalla riduzione di 2 punti percentuali per la fascia compresa tra i 15 mila euro e i 28 mila euro. Tuttavia, il vantaggio potrebbe essere cancellato per coloro che dichiarano un reddito sopra i 15 mila euro e fino ai 50 mila euro.
La nuova franchigia per i contribuenti più benestanti non cambierà nulla, mentre il vantaggio dell’accorpamento dei primi due scaglioni rispetto all’anno precedente si vedrà interamente. Le detrazioni soggette a franchigia includono le tasse universitarie, i premi di assicurazioni per i rischi legati agli eventi calamitosi, gli interessi sui mutui della prima casa e le spese pagate all’agenzia immobiliare dove si è acquistato l’immobile. Nonostante l’importanza di tali vantaggi, 260 euro non sono un grosso cambiamento per questi redditi. Tuttavia, il paradosso del “regalo” ai ceti più ricchi è incontestabile come evidenziato dai media.