Saturday, May 18, 2024

Mara Venier invita Ghali e Dargen D’Amico dopo una settimana emotiva – Corriere.it

Mara Venier, come stai? «Male. Soffro molto, perché mai in vita mia ho censurato qualcuno, né sono mai stata accusata di censura». Ho pianto molto in questi giorni.

Inviterò Dargen D’Amico»

Intervista esclusiva alla conduttrice Mara Venier dopo le polemiche per quanto accaduto a Domenica In, il giorno dopo la finale di Sanremo: «Sono una conduttrice Rai. Se l’amministratore delegato della Rai mi chiede di leggere un comunicato, io lo faccio. Giusto ricordare sia il 7 ottobre sia le vittime di Gaza»

Mara Venier: «Non censuro nessuno, Ghali libero di parlare. Ho pianto molto in questi giorni.

Lei ha interrotto Dargen D’Amico mentre parlava dei migranti. Si figuri se ho paura ad affrontare il tema dei migranti. L’ho fatto molte volte. Ora ho invitato Dargen D’Amico in trasmissione domenica prossima, spero che venga».

«Senta, io sono una conduttrice Rai. Quanto al contenuto, forse qualcuno non è d’accordo con la condanna del massacro del 7 ottobre? Certo, è doveroso ricordare anche le vittime innocenti di Gaza». Ma lei come la pensa sulla questione?

«Guardi, a Roma io vivo nel ghetto. Conosco e sono vicina a molte persone della comunità ebraica. Il primo ruolo che ho avuto come attrice fu quello di Vanda, un’ebrea suicida dopo le leggi razziali, nel film con Alida Valli Diario di un italiano…». Sì, come la pensa?

«Io piango per le mamme di Gaza che hanno perso i loro figli bambini, come piango per le donne ebree stuprate e prese in ostaggio. Piango per tutte le vittime civili. E se c’è qualcuno che al tema delle violenze sulle donne è sempre stata sensibile e ha sempre dato spazio, sono io. Vorrei che gli ostaggi fossero liberati.

E vorrei che si fermassero i bombardamenti sui civili e si trovasse una soluzione politica. Mi riconosco nelle parole di Papa Francesco, nei suoi appelli alla pace». La questione non è solo la guerra di Gaza, ma se gli artisti ne possano parlare nel contesto più seguito della tv italiana: il palco dell’Ariston, dove è andato in onda un festival dal 70% di share. Lei stessa domenica ha fatto il 40%.

«Certo che gli artisti devono essere liberi di esprimersi. Però anche quello che dicono può essere discusso. E tutte le opinioni dovrebbero essere rappresentate. Lei però in un fuorionda zittisce i giornalisti: non mettetemi in imbarazzo…

«Non ho zittito nessuno.

L’imbarazzo non era per il tipo di domande, ma per i ritmi, il tempo che passava, gli artisti che stavano lì e dovevano cantare….». Sicura? «Sicura. Il disagio mio era per il tempo, non per le domande.

È ovvio che una domanda sull’immigrazione richiede una riflessione ampia, una risposta complessa, che non si risolve in trenta secondi. I giornalisti sono sempre stati i benvenuti nelle mie trasmissioni, e sono sempre stati liberi di fare le domande che ritenevano più opportune. Così è accaduto anche domenica scorsa: hanno chiesto a Ghali di Gaza, a Dargen D’Amico dei migranti. C’era una trasmissione da portare a termine, trenta cantanti da ascoltare.

Ripeto: mi dispiace aver interrotto Dargen, lo aspetto domenica da me». Repubblica la definisce «vestale del melonismo». «Ho pianto molto in questi giorni, ma questa definizione mi fa davvero sorridere. Se sono da trent’anni in tv, è perché non ho mai sposato una parte politica.

Io mi rivolgo a tutto il pubblico, a prescindere dalle idee politiche di ciascuno, e rispettandole tutte. Da donna, sono contenta che ci sia una donna presidente del Consiglio. Ma continuerò ad ascoltare tutte le voci». Non c’è nella televisione pubblica un clima di conformismo, di censura?

«Io non lo avverto. E poi, ripeto, nulla di più estraneo a me e alla mia vita della censura. Ho sentito mie molte cause, molte battaglie civili, a cominciare dai diritti delle donne. Da ragazza con Gabriella Ferri occupammo la vecchia pretura del centro di Roma, proprio per avere un posto dove riunirci noi donne… Accetto le critiche, nessuno è perfetto, tutti possiamo sbagliare; ma la censura, proprio no».

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