Saturday, May 18, 2024

Ostaggi israeliani liberati: il costo dei raid, vittime e scambi, dal Settembre Nero a Beslan – Corriere.it

Il 15 maggio 1974, terroristi palestinesi presero oltre un centinaio di ostaggi nella cittadina di Maalot e lanciarono un ricatto al governo guidato da Golda Meir e con Moshe Dayan alla difesa, in un momento sorprendente dello Yom Kippur. La linea dura prevalse, i soldati assaltarono e nella battaglia persero la vita anche 31 israeliani. In seguito, venne decisa la creazione della Yamam, un’unità d’élite per situazioni d’emergenza.

La storia è caratterizzata da rovesci, vittorie ed errori. Due anni prima di Maalot, le forze speciali salvarono i passeggeri di un jet Sabena dirottato sulla pista di Tel Aviv. Ancora più clamoroso fu l’intervento ad Entebbe in Uganda nel luglio del 1976, con la morte di quattro passeggeri e di Jonathan Netanyahu, fratello del premier.

L’effetto sorpresa, la perfetta organizzazione e l’appoggio logistico furono determinanti. Negli anni successivi, i conflitti continuarono, come nel caso del sequestro del soldato Waxman da parte di una cellula di Hamas nel 1994, che portò alla morte di un capitano e del prigioniero nel corso dell’attacco. Altri incidenti simili includevano l’uccisione di ostaggi in Nigeria e lo Yemen.

In alcuni casi, la ragion di stato ha imposto mosse dagli esiti disastrosi. Dopo l’invasione di Gaza, Gerusalemme ha adottato una strategia binaria, trattando senza fretta e cercando contemporaneamente l’opzione militare. Questo ha portato a liberazioni, ma anche a perdite significative.

In conclusione, la storia è costellata di situazioni in cui la fermezza è necessaria, ma anche di momenti in cui si è ceduto a trattative o pagamenti di riscatti.

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