Maschio con Netanyahu. Maschio con l’egiziano Al-Sisi.
Ancora peggio con gli Ayatollah. La strategia di Joe Biden per il Medio Oriente è in grave difficoltà.
Il recente viaggio del Segretario di Stato Antony Blinken nella regione non ha scalfito la posizione di Netanyahu, deciso a lanciare un’offensiva anche a Rafah, l’ultima zona cuscinetto nella Striscia di Gaza. Altre stragi di civili sono in arrivo.
Blinken ha chiesto di far passare almeno i profughi più deboli e offrire assistenza americana per i campi di rifugiati. La risposta di Al-Sisi è stata brutale: non se ne parla neanche.
Dopo la partenza di Blinken, Al-Sisi ha schierato 40 carri armati lungo la linea di confine e ha avvertito gli israeliani di non spingere i palestinesi nel Sinai. La crisi di Gaza sta danneggiando la reputazione di Biden e sta trasformandolo in una superpotenza che non riesce a influenzare gli alleati più stretti.
Biden si era presentato come un leader di pace, ma ora l’efficacia della sua diplomazia è discussa. Le brutte notizie continuano con l’escalation nel Mar Rosso e le azioni iraniane che contribuiscono a rendere il quadro fosco.
La diplomazia europea si muove sulle corsie laterali cercando di sondare le intenzioni delle milizie sciite collegate all’Iran. Quella dell’escalation nel Mar Rosso è forse l’unica nota incoraggiante in un scenario così fosco.
Speriamo che non sia così.